Le grotte

1- Grotta Verde di Pradis

La conformazione del terreno di origine carsica e l’azione corrosiva dell’acqua portata dal torrente Cosa hanno prodotto nel comune di Clauzetto (PN) una spettacolare rappresentazione naturale.
Le grotte verdi furono esplorate per la prima volta alla metà del 1900 ma furono, un tempo, rifugio di uomini e animali preistorici.
Al suo interno, infatti, sono stati ritrovati numerosi fossili, reperti di selce e cocci di vasellame.
L'orrido è un canalone a pareti aspre ed erte, creato dalla forza erosiva del torrente.
E’ stato intitolato a Don Giacomo Bianchini che nel 1921 scrisse una poesia esaltando la bellezza del posto e anticipando lo sviluppo futuro.
La più grande delle tre cavità è la Grotta della Madonna un ampio salone che è stato adibito a spazio per celebrazioni liturgiche.
Nel 1968 la Grotta è stata denominata Tempio Nazionale degli speleologi e da allora ogni anno si tengono celebrazioni che richiamano numerosi partecipanti.
Nella caverna adiacente vi è un posto di ristoro funzionante prevalentemente durante la stagione estiva.
Scendendo 207 scalini si arriva al fondo dell’orrido e attraverso un ponticello si giunge ad un crocefisso opera del M.tro Gatto di Treviso.
Nei dintorni sono raggiungibili attraverso dei ponticelli la cascata creata dalle acque del Rio Mola e osservare la forra, gola stretta e ripida dovuta a erosione sul fondo della quale scorre un corso d'acqua.

2- Grotta Nuova di Villanova

L'Alta Val Torre è uno scrigno che racchiude gemme di rara bellezza dal punto di vista naturalistico e speleologico.
Come uno scultore che modella l'argilla, così l’acqua ha pazientemente creato, nel buio e nel silenzio del cuore della terra, durante milioni di anni, le vere meraviglie che qui possiamo ammirare: le grotte.
Villanova delle Grotte, uno stupendo paese definito "il balcone sull'Alta Val Torre" per la sua posizione panoramica, custodisce nel suo sottosuolo un vero e proprio complesso carsico.
La "regina" di questo mondo sotterraneo è la Grotta Nuova di Villanova; un luogo dove nutrire i nostri occhi con immagini dì natura incontaminata, dove poter abbandonare la nostra routine e lasciarci sorprendere dalle meraviglie che l'uomo non può imitare né costruire.
La magnificenza di questa grotta è arricchita da una rara peculiarità; la Grotta Nuova è infatti una “grotta nel Flysch”, formata a contatto tra due tipi di roccia completamente diversi tra loro. L’acqua ha esercitato sulle queste rocce due differenti azioni di carsismo, plasmando gallerie e sale che variano per dimensioni e morfologia ogni poche decine di metri, offrendo allo sguardo stupito di chi le visita ambienti mutevoli, d’incomparabile fascino, simili ad immense sculture di pietra nelle quali sono incastonate bianche gemme di calcite. Con quasi 9 km di sviluppo è la più estesa nel suo genere finora conosciuta in Europa e in gran parte del mondo, ed è l’unica ad essere attrezzata per il turismo ipogeo.

3- Grotta di San Giovanni D’Antro

Risalendo in auto la Valle del Natisone, lasciandosi alle spalle il paese di San Pietro e proseguendo in direzione Pulfero, appare alla vista, dall’armonia del bosco, un pittoresco borgo di antiche case (sovrastate dal monumentale edificio della chiesa parrocchiale), che costituisce il paese di Antro.
Dal borgo prese il nome tutto il territorio circostante, indicato sin dai tempi antichi come Gastaldia d’Antro.
Non lontano dal paese, incastonato in una parete rocciosa, si trova la “grotta di San Giovanni d’Antro”.
L’ingresso della grotta è situato a circa 350 metri sul livello del mare e il percorso geologico, attualmente esplorato per 4500 m, si sviluppa in senso orizzontale articolato su più piani.
Il percorso turistico esplorativo aperto alle visite e comodamente percorribile da tutti per 300 metri è caratterizzato da un comodo sentiero semiartificiale che permette all’escursionista di addentrarsi nelle viscere della terra.
Il primo impatto in questa cavità è spettacolare: su una parete di roccia verticale (dalla quale, nei periodi piovosi, fuoriesce impetuoso un fiume sotterraneo) si erge una ripida (ma agevole) e imponente scalinata in pietra che conduce alla prima sala della grotta, dove il visitatore si trova di fronte alla straordinaria chiesa quattrocentesca scolpita nella roccia da Andrea da Skofia Loka e adornata dallo splendido altare ligneo di Bartolomeo Ortari.

4- Grotta Torri di Slivia

Il primo maggio 2012, dopo quarant'anni di chiusura, ha riaperto la grotta delle Torri di Slivia, tuttora considerata, per l'incredibile ricchezza di concrezioni, una delle meraviglie del Carso triestino. È nota dalla fine dell'Ottocento ed il numero 22 identificativo al catasto regionale indica come questa sia stata tra le prime ad essere esplorate sul Carso delle oltre 3.000 grotte attualmente accatastate.
Oggi gli ingressi sono due: un pozzo naturale profondo circa 30 metri, dal quale è possibile calarsi solo con attrezzature speleologiche, ed un ingresso artificiale che, attraverso una scalinata di 200 gradini, conduce il pubblico al cuore della grotta, circa 60 metri sotto terra.
La cavità si sviluppa in vani adornati di bellissime vele, eccentriche, stalattiti e stalagmiti, alte fino a 7 metri e pesanti anche 10 tonnellate. Le più famose sono le torri stalagmitiche, un gruppo di otto concrezioni di misure diverse, da cui la grotta prende il nome.
All'interno, oltre i piccoli insetti tipici dell'ambiente ipogeo, abita una colonia mista di pipistrelli: tre specie che vivono, vanno in letargo e si riproducono in grotta. Questi sono protetti da un'illuminazione parziale della cavità e da prescrizioni specifiche che regolano il flusso dei visitatori sulla base dei ritmi della natura.
La cavità si trova sotto una delle proprietà dell'azienda agricola Le Torri di Slivia ed è un esempio di tutela attiva di un sito naturalistico nato da una stretta collaborazione con il Museo di Storia Naturale di Trieste e con la Facoltà di Geologia dell'Università di Trieste.

5- Grotta Gigante

Considerata la caverna turistica più grande del mondo, è stata inserita nel Guinness dei Primati dal 1995. Aperta al pubblico fin dal 1908, è costituita da un'immensa cavità - lunga 280 m,. larga 65 m e con una volta a cupola di 107 m - in cui confluiscono, a varie quote, ampie gallerie, resti di un'antichissima rete fluviale abbandonata dalle acque alcuni milioni di anni fa.
Si trova nella località di Borgo Grotta Gigante nel comune di Sgonico, a 1 km da Opicina e a pochi chilometri da Trieste.
Un percorso di rampe a zig zag porta alla base della caverna; lo spettacolo è unico sia per la maestosità della cavità sia per la ricchezza e la variabilità delle forme e dei colori di stalattiti e stalagmiti, messi in evidenza da una sapiente illuminazione.
Il percorso si svolge attorno alla base della Grande sala, passando vicino al Pulpito e alla Palma che sono delle imponenti stalattiti, quest'ultima alta quasi 7 m; il percorso poi continua fino a raggiungere la colonna di Ruggero, una stalagmite alta quasi 12 m. Lasciandosi alle spalle la colonna si arriva alla sala dell'Altare, una caverna laterale caratterizzata da grandi stalattiti e da una vaschetta "calcitica "con acqua. Avvicinandosi all'uscita si può notare lo scheletro di un Ursus speleus risalente alla presitoria.
L'uscita avviene lungo un percorso che si inerpica a fianco della parete di fondo, attraverso una galleria artificiale, che porta al Belvedere, punto più alto della grotta, da cui si gode di una visione mozzafiato sulla Grande Caverna. La temperatura interna della grotta rimane costante tutto l'anno (11 / 12 ° C).
La grotta ospita attrezzature scientifiche: una centrale sismografica e un grande pendolo in grado di rendere misurabili gli effetti delle maree marine e delle piene delle acque sotterranee sulla struttura.
La Grotta amica, Una storia per tutti:
La Grotta Gigante vista tramite rilievo con tecnologia laser scanner con il nuovo percorso virtuale (accessibile anche a persone con difficoltà di deambulazione)


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